Things we lost in fire / Noi due sconosciuti
M’è piaciuto, non è la solita americanata, che dalla presentazione poteva trarre in inganno, infatti la regista è danese e si vede.
Denso densissimo, un film sul dolore, sulla Dipendenza, dipendenza dalla droga perchè il mondo è troppo doloroso da affrontare e dipendenza da un amore, una persona, un marito che senza il quale il mondo diviene altrettanto troppo doloroso da affrontare.
Dolore, mancanza talmente profonda che ci si trova soli, abbandonati, spersi, confusi, senza più ragioni di vita, proprio come è un drogato.
Ed infatti c’è questo parallelo connubio tra una moglie che perde il marito, il padre dei suoi figli e che non riesce a vedere e a sentire altro oltre al proprio dolore, tra nebbia, confusione e punti di riferimento persi, si cerca aiuto anche dove mai e poi mai si sarebbe sognata di cercarlo e trovarlo.
Una moglie e il migliore amico del proprio marito morto, li unirà l’amore, l’amore che questa persona speciale ha donato ad entrambi “per sempre”, solo l’altro potrà capire fino in fondo quella mancanza, quel dolore, quella perdita, quel vuoto.
È un senso dell’amore più grande, più vasto, un legame ancora più profondo di uno sentimentale tra un uomo e una donna, è un per “sempre” che nonostante le difficoltà, le ferite, gli sbagli, le incertezze, il desiderio di colmare in qualche modo il vuoto, dei palliativi, dare colpe, attacchi di gelosia ed egoismo, lascia la certezza che c’è chi ci ama e chi ci riesce a far cogliere “quello che c’è di buono”.
Basta poco, che poco non è, come una persona che ci ascolta, a cui abbiamo il coraggio di rivelare d’odiare nostra moglie e a cui poi riveleremo che nonostante tutto ci sentiamo talmente soli senza di lei, un amico che non ci giudica, che ci fa compagnia in un percorso difficile da affrontare ogni mattina, ogni giorno un passo alla volta, chi è lì a darci un abbraccio, a prendersi una colpa, a chi riesce a incastrarsi con noi, con le nostre mancanze e vuoti, dandoci un po’ di pace accarezzandoci un orecchio.
Gli attori bravissimi, i primi piani altrettanto.
Bella, brutta e vera ogni frase, ogni inquadratura.
Anche il vicino di casa ha il suo peso, la sua corposità.
E bello il messaggio che ognuno ci può dare e insegnare qualcosa, darci una perla di saggezza, un atto d’amicizia e d’amore, quel che si da prima o poi torna.
L’amico drogato dirà a lui “prendi quello che c’è di buono”, lui lo dirà/darà alla moglie, che poi lo ridonerà al reietto, che poi lo ridonerà a lei.
Bello e intenso.
M’ha fatto pensare un po’ a “Casa Howard” di James Ivory
p.s. titolo tradotto da cani, ma che ve lo dico a fà!?
Rating:
Regia: Susanne Bier
Cast
Kelly: Alison Lohman
Jerry Sunborne: Benicio Del Toro
Steven Burke: David Duchovny
Audrey Burke: Halle Berry
Anno: 2007
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