La vita davanti a sé
Momò è una macchina da guerra e mette in chiaro subito di essere “in charge” della sua vita: è un bambino orfano e non si farà dire dal primo che passa cosa fare.
Coscientemente si destreggia tra furti e spaccio di droga in quel di Bari, finché la sua vita non collide con quella di Madame Rosà, una anziana ex prostituta che sbarca il lunario dando rifugio ai bambini di prostitute o donne in difficoltà, dietro pagamento.
Il carattere spigoloso di entrambi li porterà a guardarsi in cagnesco per gran parte della storia, salvo poi accorgersi di essere diventati l’uno la protezione dell’altro, mettendo a nudo le ferite della Shoah per Madame, che trova conforto solo nascosta nel seminterrato, come quando era ad Auschwitz, e il bisogno di protezione di Momò, che si manifesta con una leonessa che lo accudisce e gli fa il solletico.
Qualche clichè strappalacrime c’è ma gli occhi di Momò sono il ritratto perfetto di una storia reale, che ci cammina ogni giorno affianco e che spesso scegliamo volutamente di ignorare.
Per dirla con le parole della canzone finale della Pausini, premiata ai Golden Globe come miglior canzone originale, con altrettanta nomination agli Oscar: “Essere invisibile è peggio che non vivere”.
Il film è stato distribuito direttamente su Netflix, a causa della pandemia.
Rating:
Regia: Edoardo Ponti
Cast
Sophia Loren: Madame Rosa
Ibrahima Gueye: Momò
Renato Carpentieri: dottor Cohen
Diego Iosif Pirvu: Joseph
Massimiliano Rossi: spacciatore
Abril Zamora: Lola
Babak Karimi: Hamil
Anno: 2020
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