I-land, The
“C’è una serie su Netflix che si intitola “The I-land”, i protagonisti si risvegliano su un’isola deserta: che facciamo, la vediamo?”
“Wow… un’altra isola… dai si. In fondo “we want to go back”.”
E così, eccoci al pilot. Attese non altissime, perché le avventure dei lost-guys creati dal trio Abrams-Lindelof-Lieber non potranno mai essere replicate (ne siamo convinti), ma ci approcciamo con curiosità alla visione di un altro “misterioso mistero”.
La sensazione di deja-vu è forte. Per questo è inaccettabile che la prima immagine sia quella di una donna (simil Kate) che si risveglia e che la telecamera ci offra il primo piano del suo occhio! Non si può, che facciamo, imitiamo? Manca solo Vincent e poi l’incipit sarebbe lo stesso.
Continuiamo la visione e ci accorgiamo che i rimandi a qualcosa di già visto sono numerosi: il carattere della protagonista (Chase) novella Jack con tratti Sawyeriani, il ritrovamento di cascate, oggetti rinvenuti “per caso”, segreti da mantenere, numeri…
Contestazioni: molte lacune si palesano sin dal pilot, sia dal punto di vista narrativo che della tempistica.
Per cominciare, i dieci spiaggiati parlano di essere su un’isola deserta prima ancora di esplorare i dintorni e capire se effettivamente si trovino abbandonati a se stessi sulla terraferma o su una landa deserta e lontana dal resto del mondo.
Noto che su dieci sono emersi solo i tratti di due/tre personaggi, comunque ancora da approfondire. E’ vero, ho visto solo i primi due episodi, ma dal momento che la serie ne prevede solo 7, penso che ci sarebbe voluta più concretezza nella definizione dei characters e nel contempo dare corpo alla trama.
Inoltre, a fronte di istinti comportamentali evidentemente frutto del vissuto di ognuno, manca coerenza tra quello che si intuisce essere la loro natura e i comportamenti che invece mettono in atto, che appaiono quindi slegati dal contesto.
Differenze con Lost: invece di fare gruppo questi qui si picchiano sin da subito, anche se ammetto che la mancanza di memoria renda tutti loro più vulnerabili e diffidenti. Ancora non s’è visto il fumo nero, e invece degli orsi bianchi ci sono animali più “comuni”, più cattivi ma comuni.
Giudizio: al momento la curiosità mi dice di suggerirne la visione senza grandi aspettative e dimenticando che il progetto di Netflix è proprio quello di suscitare interesse accostando la nuova serie alla serie cult cui si fa espresso riferimento.
Perché continuerò a vederlo: perché il mistero attrae, e se alla fine del settimo episodio (o anche prima) verrà rivelato, la curiosità sarà soddisfatta.
Un consiglio: l’esperienza passata suggerisce di diffidare dalle imitazioni, quindi moderate le aspettative.
In tutto 7 puntate da circa 40 minuti, disponibile su Netflix.
Rating:
Creatore: Neil LaBute
Cast
KC: Natalie Martinez
Chase: Kate Bosworth
Brody: Alex Pettyfer
Moses: Kyle Schmid
Cooper: Ronald Peet
Blair: Sibylla Dean
Taylor: Kota Eberhardt
Hayden: Michelle Veintimilla
Mason: Gilles Geary
Donovan: Anthony Lee Medina
Anno: 2019
la gentile autrice: Loislane
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