Romanoffs, The
Dal genio ideatore di Mad Men Matthew Weiner, che qui oltre ad esser produttore ideatore e sceneggiatore è anche regista, una nuova serie Usa antologica in 8 episodi lunghi quanto film, sono tutte storie a se stanti totalmente diverse l’una dall’altra il cui unico filo conduttore sono i Romanoffs, 8 persone convinte di essere gli attuali discendenti della famiglia Romanov, l’ultima dinastia imperiale che governò la Russia tra il 1613 e il 1917.
Nel 1918, lo zar Nicola II, l’imperatrice Alessandra, i loro cinque figli e i pochi domestici che gli erano rimasti fedeli, furono giustiziati da uno squadrone bolscevica in un atroce massacro che poi ha ispirato numerose teorie cospirazioniste, tra queste il mito dell’unica figlia sopravvissuta di Nicola e Alessandra, Anastasia. Da qui gli ipotetici discendenti.
Ma il vero spunto, oltre che parlare di “radici” e cosa si lascia come legacy, è l’interrogarsi su chi siamo e ciò che diciamo di essere.
La serie è stata girata a Costanza, municipio della Romania situato sulla sponda occidentale del Mar Nero.
1° episodio – “The Violet Hour“
Il primo episodio è ambientato a Parigi tra un appartamento da sogno, appartenente ad Anushka Romanoffs, per il quale qualcuno ucciderebbe, e l’esterno in cui c’è il resto del mondo, le diversità e riscaldamenti che non funzionano.
Il suo unico parente e discendente è il nipote Greg che vive in un hotel da anni nell’attesa di ereditare quell’appartamento, non ha un vero lavoro se non essersi messo con la proprietaria di quell’albergo Sophie in cui da una mano nella gestione e come tuttofare.
Anushka sembra avere un piede nella fossa da anni ma poi non muore mai, son solo allarmismi per attirare le attenzioni e la presenza del suo amato nipote. Anushka finisce in ospedale dopo uno svenimento, in assenza della sua badante polacca che così verrà licenziata, l’agenzia gliene manda un’altra, questa è mussulmana, si chiama Hajar e studia come infermiera. La lady la rifuta con veemenza inizialmente offendendola in ogni modo tra razzismo, pregiudizi e disprezzo, ma alla fine la accetterà, perchè Hajar non è certo una che demorde, e vedendo qualcosa in lei che le ricorda qualcuno.
Divertente, esilarante, tenero e pieno di drama alla francese.
Weiner non si rivela altrettanto accelso in vesti di regista ma, per chi ha scritto la storia d’America e riesce a creare un uovo prezioso così pieno di tante cose anche oltreoceano, chapeau.
Rating:
Cast
Anushka: Marthe Keller
Greg: Aaron Eckhart
Hajar: Inès Melab
Sophie: Louise Bourgoin
2° episodio – “The Royal We“
Qui si ritorna in America con una coppia che ha bisogno di un’avventura per capire ciò che vuole e di cui ha bisogno; un’energica spinta per uscire dal burrone del loro rapporto, finto come un show di nani, e senza desideri.
Rating:
Cast
Michael Romanoff: Corey Stoll
Shelly Romanoff: Kerry Bishé
Michelle Westbrook: Janet Montgomery
Ivan: Noah Wyle
3° episodio – “House of Special Purpose“
Quale deve essere stato lo stato d’incertezza, paura, apprensione, terrore dell’Imperatrice Alexandra Feodorovna nel periodo precedente alla sua morte? Il rapporto con il marito e quello con in violento Rasputin prima della loro esecuzione?
Una regista francese, ex attrice, cerca di farlo provare, instillandolo poco a poco, alla sua prima attrice Olivia Rogers, da poco arrivata come sostituta di quella precedente che ha dovuto lasciare il set.
Olivia ha sempre scelto la via più facile, portandosi a letto registi o primi attori, ma ora per forza dovrà immedesimarsi di più nel ruolo, trovandosi isolata, ignorata, tenuta fuori dal mondo e senza un punto di riferimento dopo la morte di sua madre.
La vita e la sottilissima linea tra finzione e realtà, come se fosse un’opera surreale alla Dalì.
Rating:
Cast
Olivia Rogers: Christina Hendricks
Jacqueline: Isabelle Huppert
Samuel Ryan: Jack Huston
Brian Norris: Mike Doyle
Bob Isaacson: Paul Reiser
4° episodio – “Expectation“
New York, con un’atmosfera alla Woody Allen, una donna maniaca del controllo sta per diventare nonna, sente di stare invecchiando ed immutabile il cambiamento, quello che non ha mai voluto affrontare quando è uscita incinta di sua figlia, avuta dal miglior amico di famiglia, segreto che non ha mai voluto rivelare al marito, ora è il momento giusto? Oppure no, perchè comunque felice delle scelte compiute.
La somatizzazione di un segreto tenuto dentro per più di venti anni che crea comunque dei residui solidi, accumulati di sentimenti non riusciti a tirar fuori, incubando dei calcoli per aver scelto la via più facile, più comoda, come la protagonista rinfaccia alla figlia.
Questa storia mi è piaciuta di più, delle ultime due precedenti, perchè sono sempre più interessanti e avvincenti i rapporti interpersonali e l’interiorità umana secondo me, il tutto semmai è meno coinvolgente emotivamente ma più pregno di significato.
Il secondo episodio era per lo più violento, il terzo anche, era sul terrore e la paura, qui c’è la vaga idea di morte ma negli altri due ne era pregna, in questa, come nella prima storia, si pensa comunque al futuro e a quanto siano complessi i rapporti umani.
Semmai la seconda e terza sono più sceniche perchè più violente mentre qui per lo più sono tutti moti interiori ed è tutto più mentale.
Rating:
Cast
Olivia Wells: Amanda Peet
Daniel Reese: John Slattery
Ella Hopkins: Emily Rudd
Peter Ford: Jon Tenney
Marilyn Hopkins: Mary Kay Place
Ron Hopkins: Michael O’Neill
5° episodio – “Bright and High Circle“
Pushkin:
“When your so young and fairy years
Are smeared by the gossip’s noise,
And by the high word’s trial, fierce,
Your public honor’s fully lost;Alone midst indifferent crowds,
I share with you your soul’s pains,
And just for you my prayers, loud,
Are send to idols, void of sense.But the high world … His accusations,
How cruel they are, he’d ne’er take back:
He doesn’t root out the blind transgressions,
But bids to hide the sinful tracks.They’re worth of quite the same aversion –
His secret and so vain-full love,
And hypocritical damnation:
Try to forget the whole stuff.Don’t drink the poison, outrageous;
Leave that high circle, bright and close;
Leave crazy merriments and pleasures:
You still have one good friend of yours”
Le parole sempre attuali di Pushkin, sono come formiche che ti camminano addosso.
Rating:
Cast
Katherine Ford: Diane Lane
Alex Myers: Ron Livingston
David Patton: Andrew Rannells
Debbie Newman: Cara Buono
Cheryl Gowans: Nicole Ari Parker
6° episodio – “Panorama“
Questa per ora è la storia più dolorosa trattata da Weiner, affrontando direttamente l’argomento della morte e della speranza nel trovare un modo, dopo un’indicibile perdita, per riuscire di nuovo a respirare.
Città del Messico, un giornalista idealista indaga su una clinica extralusso che promette trattamenti miracolosi a malati terminali con risorse economiche illimitate; in una città in cui il popolo povero e affamato è sempre stato sfruttato, depredato, ucciso dall’invasore bianco. Come allora così ora, come mostra il grande affresco che raffigura tutta la storia del Messico dell’artista Diego Rivera nella Cattedrale di Città del Messico.
Ma il giornalista in questa clinica conosce un ragazzino e sua madre, lui proprio non merita di morire, ed anche sua madre ne è fermamente convinta non volendo arrendersi all’evidenza dell’atroce realtà, non volendo abbandonare la speranza dove realisticamente non ve n’è più.
Come si fa ad andare avanti?
Rating:
Cast
Abel: Juan Pablo Castañeda
Victoria Hayward: Radha Mitchell
Frank Shefflied: Griffin Dunne
Phillip Hayward: David Sutcliffe
7° episodio – “End of the Line“
La discendenza dei Romanoff, o fanno ereditare geni mortali come nell’episodio precedente, o non sono fertili come in questo.
Una coppia americana dopo averle provate tutte va in Russia per adottare una neonata, affinchè non sia l’end of the line.
Da subito si ha il sentore di una fregatura o qualcosa di mortale, per questa coppia inizialmente così unita e ansiona di divenire una famiglia ma che poi si rompe davanti al dilemma: si può accettare un figlio malato?
Rating:
Cast
Anka: Kathryn Hahn
Joe Garner: Jay R. Ferguson
Elena Evanovich: Annet Mahendru
Patricia Callahan: Clea DuVall
8° episodio – “The One That Holds Everything“
Questo episodio mi è piaciuto moltissimo, lo metterei dopo il primo come efficacia e sorpresa nell’evoluzione della storia.
Una vendetta perfetta di un vero Romanoff e un cerchio che si chiude, pure con l’incrocio casuale iniziale tra lo scrittore e i protagonisti del 1° episodio, il Romanoff e la sua fidanzata arrivista ladra e bitch Sophie.
E qui c’è la corrispettiva Odine, bottana, assassina, ladra, arrivista & co, che nega al vero Romanoff anche gli orecchini della madre, dopo avergli già portato via tutto, padre, madre, soldi, vita ecc
Questa è la rivincita degli invisibili, anche se a farne le spese ne è stato in realtà un povero innocente.
La cantastoria inizialmente mi ha anche un pò ricordato la padrona di casa del 1° episodio con la sua teatralità.
Grossa empatia per il protagonista che tenta il suicidio, a cui tutti han sempre dato del bugiardo, sia l’assassina Odine quando era piccolo sia il suo amante cinese da adulto.
Una vendetta orchestrata perfettamente, sia la scelta del posto in cui sedersi sul treno, sia il momento, quando il fratellastro era di ritorno da Ginevra dove era andato a prendere gli orecchini legacies Romanoff per darli alla fidanzata.
Non si scherza su un omicidio, ma è stato un colpo da maestro… quello dello scrittore Weiner.
Rating:
Cast
Simon Burrows: Hugh Skinner
Candace: Adèle Anderson
Ondine: Hera Hilmar
Ben Miles
Jack: JJ Feild
Alla fine il filo conduttore di questa serie, oltre a dei protagonisti che si incrociano tra loro in varie puntate o si fanno riferimenti, sono le radici, il passato ma anche il presente e il futuro, i figli, quello che si tramanda di noi stessi oltre ad un cognome. Chi siamo, chi abbiamo deciso di essere, chi si nasconde dietro a una maschera e chi è finalmente pronto a rivelarsi per quello che è e quello che desidera per se stesso.
Ideatore, produttore, regista: Matthew Weiner
Anno: 2018
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