Mad Men

In poche parole? UN CAPOLAVORO assoluto

Se volete capir perchè allor continuate a leggere.

Vi son sempre piaciuti i viaggi nel tempo? Che ne dite di tuffarvi negli anni ’60 della New York medio-alto borghese?

Casalinghe e uomini d’affari disperati lottano ogni giorno per ottenere quello che vogliono, da una bella casa a un posto migliore nel businnes pubblicitario. Sempre rispettando le apparenze che sono tutto.

Interessante finestra sociale sull’America, i suoi valori, i suoi modi di essere, attraversata dagli avvenimenti storici e dal marketing; la famiglia, il matrimonio, il mondo del lavoro, la condizione della donna, quella degli omosessuali e le persone di colore.

Fulcro è un’agenzia di pubblicitari, intenti a lanciare le più grandi marche della storia, Samsonite, Pampers, Playtex, Luck Strike, Hilton, Clerasil ecc.

Baluardo è Donald Draper, un uomo fuori dal comune, per fascino e genio, assorbe tutto ciò che lo circonda tramutandolo in idee da vendere, senza pregiudizi guarda la gente negli occhi per capire chi sono e cosa vogliono; un uomo che s’è fatto da se e che nasconde un terribile segreto, che lo tormenterà a vita e spesso tornerà a fargli pagare i conti o a trovare nuove strategie di sopravvivenza.

La condizione della donna a tutto tondo, dalle segretarie alle mogli borghesi, dalle divorziate, alle artiste, fino alle rare donne menager.

L’essere zoccola è la normalità, visto che pare essere l’unico modo manipolatorio per ottenere l’unica cosa importante, un ricco matrimonio per poter lasciare il lavoro e fare le “signore”, le uniche altre doti che possono sfruttare per ottenere un marito sono la bellezza o i soldi paterni portati in dote.

Solo 6 o 7, in tutte le stagioni della serie, saranno delle Vere donne, con una dignità, un’onestà, una sincerità e con un leale e costante impegno nel lavoro. I loro nomi? Peggy Olson (Elisabeth Moss), prima donna copywriter nel campo pubblicitario, Johan Harris (Christina Hendricks), capo segretaria alla Sterling Cooper ecc, Anna Draper, la prima Signora Draper che amerà Donald per quello che è vedendolo fino in fondo, Midge Daniels (Rosemarie DeWitt) artista e amante che voleva sentirsi libera (anche se prendersi i soldi liquidazione è stato un gesto più da putana che da signora, ma le sue intenzioni nel passato son sempre state limpide oneste e schiette), Rachel Menken donna d’affari ebrea che ingaggerà l’agenzia per un restyling del suo negozio high class in centro, Faye Miller Consulente sui consumi e statistiche ingaggiata anche dalla S.C.D.C.P., Allison, segretaria di Draper sedotta e poi ignorata, Meredith e Dawn.

La massa femminile dagli uomini è considerata “chicken” = galline, lo specchio sono le segretarie, e chi ha proprie idee diverse dalla massa è per loro al più come “vedere un cane che suona il pianoforte”, quelle che sanno giocare bene le proprie carte vengono sposate per ottenere l’unico degno status possibile.

Le mogli sono Untouchables, si occupano della casa, dei figli (unico scopo dell’essere moglie), e del marito, manipolandolo e spronandolo sempre a ottenere riconoscimenti, soldi, potere, una casa più bella ecc, regine delle apparenze e delle rappresentanze, se son più che benestanti si occupano di eventi, iniziative, riarredamenti e lo spettegolo su cosa è di buone maniere e cosa no. Ma in realtà vivono nel terrore di perdere il proprio status, che il proprio castello di carte possa crollare da un momento all’altro per un tradimento del bene-amato marito, ritrovandosi delle penose ed emarginate divorziate che devono abbassarsi nel trovare di nuovo lavoro per ricercare un nuovo uomo che le mantenga.

Vinte poi dal terrore, che la misera divorziata possa rubargli il marito, la emarginano non capendo i suoi strani comportamenti, come il passeggiare senza una meta per il semplice gusto di farlo o correre nel silenzio della notte, invece di, educatamente e silenziosamente, gestire la propria infelicità, e vita priva di interessi, bevendo e fumando tutto il giorno da sole in cucina.

L’unica funzione delle donne scelte e sposate, o per bellezza o per soldi, senza in realtà conoscerle affatto, dal punto di vista maschile è per procreare, lasciando ai posteri il loro gene, più o meno visto e curato poi in fase di crescita, e essere delle belle e fragili statuine da rappresentanza a cui mostrarsi uomini di successo, sicuri di se, che riescono a dare tutti gli oggetti richiestigli, anello, casa, pelliccia ecc; per esser se stessi poi ci sono le amanti.

Per andare d’accordo Draper chiede alla moglie “cosa vuoi che io dica?”, e che ognuno giochi al suo ruolo.

Le amanti, anche loro addette ai bisogni dell’uomo, con loro son più “veri”, si tolgono la maschera di quello che vogliono apparire e che il mondo si aspetta da loro, per poter essere più indifesi, fragili, primordiali; ma queste donne non vengono mai viste per chi sono realmente, ma solo per le prede che esaudiscono più o meno la maschile necessità di attenzione, comprensione, desiderio sessuale e amore richiesto dai rapaci. In realtà spesso sono rapporti più veri, sinceri, schietti, con interazione più di sostanza che di apparenza. Ma fondamentalmente ritornano sempre dalle mogli, come se il ruolo e la stabilità gli dia sempre una dimensione meno allo sbando e vuota come i loro animi, o forse è più gratificante per il loro ego vivere dietro la maschera di cavaliere scintillante invece che di uomo bisognoso, vulnerabile e fragile.

Il ruolo di marito o moglie sono per avere un proprio senso, per non volare via, per aver dei piedi/radici per terra. Meglio una moglie superficiale e statuina che non li veda realmente chi sono in realtà, che non veda i difetti ma che abbia lo sguardo distolto verso soldi, eventi e amenità.

Ma su tutte “vincono” le zoccole quotanti, belle fini manipolatrici che dicono di vedere in questi uomini tutte le più risplendenti qualità….ma in realtà sono i diamanti e lo status di mogli da un milione di dollari.

Gli uomini: oltre una gran massa di cretini, che vivono facendo battute a sfondo sessuale e nell’intento di togliere le mutande a qualcuna; ci sono le iene arriviste che passano sul cadavere degli colleghi e persino del suocero pur di ottenere più soldi e potere; ci sono i ricchi viziati codardi che vivono di soldi, conoscenze e il saper dire la cosa giusta al momento giusto per spremere chi si ha di fronte il più possibile; e poi c’è Donald Draper (Jon Hamm).

Uomo che s’è fatto da solo, perennemente angosciato dai suoi mostri del passato, l’unica cosa che veramente ama è il suo lavoro e i suoi figli.

Affascinante e carismatico attira le donne come una carta moschicida, nessuna saprà mai resistergli, tra alcool e sigarette, nei momenti di crisi vorrà fuggire dalla propria vita, ma non ottenendo mai una che vorrà lasciare tutto su un piede per fuggire con lui, ritornerà alla realtà dei dolori del giovane Draper. Nel perenne desiderio di essere visto, amato ed accettato per quello che è, e tra le braccia di chi dice di vederlo migliore di quello che è in realtà.
Un fragile rapace che fagocita e distrugge tutto quello che ha nel privato, aggrappandosi a tutti i salvagenti con il seno che gli capitano, per non restare solo con se stesso, per non guardarsi dentro.

Una sofferta e poca consapevole lotta con la figura femminile e originaria materna, che alterna nell’utopia di trovare un angelo amorevole, sperato e sognato, almeno verso i suoi figli, (moglie), e una che gli dia amore e sesso senza pretendere nulla in cambio, puntualmente desiderata, morsa appassionatamente, fagocitata e subito sputata al primo problema e incomprensione nell’ottenere “tutto” e subito (amante). Donne usate e buttate senza poi nemmeno mai dire un “scusami”.

Nel lavoro è geniale, brillante, egocentricamente ed egoisticamente autoritario, determinato nell’ottenere potere senza sottostare a un gioco troppo vincolante e limitante, sempre vero, schietto e senza pregiudizi.

Avrà degli atti di grande umanità e per questo sarà sempre rispettato, e a volte invidiato, da chi seguirà sempre la sua ombra nella sua ascesa lavorativa.

Molto raffinato e chic nei suoi completi lavorativi, anche se usano la cravatta moscia, un po’ meno nelle camice a quadroni da week-end americane.

Fondamentalmente è un telefilm deprimente e doloroso nel seguire la vita e l’animo in caduta libera di questo uomo moderno e dotato, ma non si potrà resistergli per il suo carisma e a volte integrità.
Così per i suoi compagni di viaggio, vi identificherete sicuramente, anche solo parzialmente in qualcuno di loro.

Interessante spaccato d’epoca e sociale, ottime ricostruzioni ambientali, il design, nel vestiario, le musiche perfettamente integrate e significative ad ogni fine episodio.
Curiosità: tutti fumavano e bevevano 24/24, anche le donne incinte.

Non potrete non appassionarvi alle vite di tutti i protagonisti, o quasi, e a tutte le conquiste e amplessi del rapace Draper, quasi uno ad episodio.

Un Bacco tabacco Venere e pubblicità negli anni ’60 fino ai ’70.

All’inizio non ce ne si rende conto ma pian piano, grazie ad una scrittura magistrale e ad interpretazioni eccezionali, scoprirete anche quant’è Mad poetico, ironico, surreale e profondo.
Sembra che non succeda nulla tra quei prati perfetti, macchine scintillanti, appartamenti dorati e maschere egregie e invece succede di tutto nei loro Mad animi tormentati e perennemente insoddisfatti.

Mai serie è stata più psicanalitica di questa.

La serie è composta da 7 Stagioni di 13 episodi ma la 7° ne ha 14, da 45 minuti.

…………………………………………………………………………………………. Attenzione porta assuefazione.

Ah ho dimenticato di dirvi una cosa importantissima: è LA serie. CAPOLAVORO

Rating: ★★★★★★★★★★ 

Ideatore: Matthew Weiner

Cast

Jon Hamm: Don Draper
Elisabeth Moss: Peggy Olson
Vincent Kartheiser: Pete Campbell
January Jones: Betty Draper
Christina Hendricks: Joan Holloway
Bryan Batt: Salvatore Romano
Michael Gladis: Paul Kinsey
Aaron Staton: Ken Cosgrove
Rich Sommer: Harry Crane
Maggie Siff: Rachel Menken
John Slattery: Roger Sterling
Robert Morse: Bertram Cooper
Jared Harris: Lane Pryce
Kiernan Shipka: Sally Draper
Jessica Paré: Megan Draper
Christopher Stanley: Henry Francis
Jay R. Ferguson: Stan Rizzo
Kevin Rahm: Ted Chaough
Ben Feldman: Michael Ginsberg
Mason Vale Cotton: Bobby Draper
Matt Long: Joey Baird
Anno: 2010

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *