Masters of Sex

Masters of Sex

Questo nuovo telefilm Usa è tratto da una storia vera, St. Louis Missouri, il Dottor William Masters tra gli anni cinquanta e sessanta era uno dei più eminenti ostetrici del paese, con tecniche innovative riusciva a far concepire anche donne a cui era stato detto che per loro era impossibile aver figli.

Ma il Dottor Masters aspirava al Nobel, a fare qualcosa di rivoluzionario, studiare scientificamente le risposte fisiche e psichiche di donne e uomini durante i rapporti sessuali.

Il primo passo fu l’osservare e studiare i rapporti di una prostituta con i suoi clienti, ma le domande eran ancora tante a cui trovar risposta e quelle ottenute dalla donna eran ancora più sconcertanti, da produrre ancora nuove domande: perché le donne fingono l’orgasmo?

Così decise di allargare la ricerca, adibendo una stanza dell’ospedale in cui lavorava, a laboratorio pieno di macchinari per registrare le reazioni fisiche in primis delle donne. Ma doveva trovare un’assistente che l’aiutasse a trovar pazienti per gli esperimenti e nell’analisi dei dati ottenuti.

La scelta andò su una nuova segretaria arrivata, Virginia Johnson, fresca di divorzio con due figli, piena di sete di conoscenza e disinibita riguardo al sesso, che inizia un rapporto “d’amicizia” con benefici con il giovane assistente di Masters.

Ma già dopo poco sembra palese che non è facile e non tutti son capaci di scindere il puro piacere fisico dai coinvolgimenti sentimentali.

E i problemi per i due son saranno solo questi, infatti il Direttore dell’ospedale chiuderà il progetto appena verrà a conoscenza che ora eran coinvolte anche coppie nell’esperimento.

Dopo le ricerche dettagliate, ma non empiriche, di Alfred Kinsey sul comportamento sessuale di uomini e donne, furono Masters e Johnson a far scoprire alle coppie i benefici del sesso, senza pudore e sensi di colpa. Lo show mostra le loro vite insolite, la loro storia d’amore e l’impatto culturale che hanno avuto sulla società.

Al finale

io la vedo così

il rapporto sadomasochistico tra un impotente (anche emotivo) e una mantide religiosa

Lui; finalmente in questa 4° stagione tutto il suo castello mentale e esterno gli esplodono in faccia, ma lui continua ad esser un impotente (come Lester) a guardare la vita e le emozioni attraverso uno specchio, come un parassita che si nutre della vitalità altrui perché non ne ha di propria.
Dopo una vita a mentire, manipolare, incolpare gli altri per le sue défaillance, di nuovo viene spostato su un esterno da incolpare “addicted”/Virginia non sulle sue incapacità emotive e relazionali.
Si nasconde di nuovo dietro Libby, pensando di tornare con lei, perché qui è tutto controllabile, qui non ci sono emozioni incontrollabili, ma ringraziando a Dio lei è cresciuta e s’è scocciata di ricadere nei soliti circoli viziosi sadici.

Lei; Inizia la stagione come quel weekend fuori, che da ipotetico relax Virginia l’ha trasformato in uno studio sulla dipendenza da gioco, e vedere come sono le mogli dei manager. Ma si annoia e lei è una manager, focalizzando tutto su quello che vuole, fama, meriti, riconoscimenti ecc
e l’uomo da cui era scappata poche settimane prima è l’unico che può ridargliele, era scappata soffocata e terrorizzata che lui le potesse ritogliere tutto come in passato, ma lei non molla e ritorna a riprendersi tutto, tutti i riconoscimenti e quell’altro nome che funziona insieme al suo (visto che quello di playboy a lei non voleva dar nulla)
deve riavere tutto, ora che c’è concorrenza sempre più a macchia d’olio, e quella foto finale è il conservatorismo ed è il brand che lei non è da meno di lui. Ora non scende a patti con nessuno

Come due patologie s’incontrano, s’incastrano e alla fine si sposano perfettamente su chi ha plasmato chi e come, su chi è il burattino dell’altro
entrambi spostando sul sesso i propri problemi mentali
lui l’impotente, l’uomo che soffre, che fa tutti giochi mentali, tattiche, manipolazioni perché non è in grado semplicemente di dire quello che prova (come gli dice l’ultimo amante di lei)
lei e le insicurezze, l’essere sminuita e disprezzata tuttalavita dalla madre, a cui viene insegnato che solo con una cosa si possono “acchiappare” gli uomini e così è l’unico modo per esser qualcuno, arriva alla sua conclusione più conservatoria che mai, due nomi legati ufficialmente pure da un anello.

L’unica che veramente m’è piaciuta e finalmente liberata è Libby, quella che sceglie se stessa non scendendo più a patti con nessuno
felice, appagata, allegra, speranzosa e colorata come quel pulmino con dentro gli unici che meritano il suo amore incondizionato, i suoi figli
finalmente libera da tutte le paure di perdere quello che aveva, anche se era mortale

Lester la luce dell’esperienza e ragione, fare il gioco degli specchi distorcerà ancor più la realtà, aumenterà solo la tua patologia, con la differenza tra intimo emotivo e fisico dallo show che si da di se stessi al mondo.

Peccato non aver visto altro della stupenda ex prostituta/lesbica/segretaria/psicanalista di tutti, ma se si è sposata vuol dire che continuerà con l’affidamento di quella bambina che è la sua famiglia

Alla fine è una serie sulla follia/patologia che sposta sul sesso le proprie difficoltà interiori, come se capirne i meccanismi potesse portar luce sul perché soffriamo.

Fatto bene.

Ogni episodio dura 60 minuti, la prima, seconda e terza stagione sono composte da 12 puntate, la quarta e ultima da 10.

Rating: ★★★★★★★☆☆☆ 

Ideatore: Michelle Ashford

Cast

William Masters – Michael Sheen
Virginia Johnson – Lizzy Caplan
Libby Masters – Caitlin Fitzgerald.
Austin Langham- Teddy Sears.
Ethan Haas – Nicholas D’Agosto.

Anno: 2013

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