Lost in Zero Hour – Cronaca di una cancellazione annunciata

zh

a cura di loislane

Eccoci qui. Mi sono immolata per il bene comune: ho visto anche il terzo episodio di Zero Hour e… se la ABC non avesse deciso di sospendere la programmazione, l’avrei fatto io mediante la raccolta firme più imponente nel mondo delle serie tv.

Quanti luoghi comuni, quanti rimandi a film e telefilm già visti, quanti paradossi, quanto ridicolo celava in sè la trama di questa serie! L’idea di base non era malvagia, il mistero serpeggiante sin dal preair avrebbe continuato a catturare l’attenzione di chi si lascia incantare e affascinare dagli enigmi della storia. Solo che lo sviluppo della trama è stato di per sè sbagliato: sulla falsariga di Alcatraz, ogni episodio era finalizzato alla ricerca di uno dei dodici apostoli, e già questa “trama annunciata” era noiosa, perché presagiva ad una season finale in cui i buoni avrebbero vinto la lotta tra bene e male, solo che poi avrei voluto vedere su cosa avrebbero basato la seconda stagione!

Se, a questo, si unisce il riferimento al Codice da Vinci (il thriller religioso) misto a quel colosso che è Indiana Jones (la reliquia segretissima trasportata nottetempo e messa in salvo dai nazi fa molto “I predatori dell’arca perduta”, senza però riuscire ad arrivare neanche ad un’unghia di George Lucas), il pasticcio è pronto. Insomma, è come un soufflé che si sgonfia appena apri il forno. Scarsa recitazione e ovvietà gratuite non la fanno passare liscia. Noi spettatori siamo ormai esigenti, e i nonsense li smascheriamo tutti. E, ciliegina sulla torta, la recitazione questa sconosciuta! Il vecchio Ciccio-Goose passi, ma i suoi diretti collaboratori, dico io, che bisogno c’era di creare due figure così insulse?

Unica nota colorita per nostalgici: in questo terzo e ultimo episodio compare il ‘nostro’ Miles Straume, Ken Leung nei panni di “Father Reggie”.

zh-miles

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