La filosofia di Lost

«Lost» ha ormai creato una more sophisticated specie di appassionati, che apprezza non tanto l’elemento avventuroso, quanto quello filosofico: l’isola è una entità suprema, una sorte di Grande Magnete, che genera nello stesso tempo attrazione e ripugnanza, dalla quale si tenta di fuggire ma verso la quale è impossibile non ritornare. Viviamo in un’epoca in cui ogni luogo, anche attraverso la sola conoscenza virtuale, non ci è ignoto eppure l’aspirazione allo strano, al meraviglioso, al remoto è ancora così forte che ci inventiamo un luogo necessariamente pieno di angosce per sfuggire l’assuefazione e la svogliatezza: l’isola di «Lost». Dove il confine tra buoni e cattivi è sempre più labile, dove il tema dell’eroe e del traditore si materializza in ogni inquadratura, dove — spettatori su un vascello darwiniano — scopriamo non l’evoluzione della specie ma della suspense. Riusciranno i nostri eroi Jack e Hugo a sottrarsi alla caduta nel tempo?

Aldo Grasso –  25 giugno 2008 © Corriere.it

Oltre a rappresentare un mondo metaforico e pregno di aspetti da analizzare in lungo e largo, Lost è anche pieno di veri e propri riferimenti filosofici, che passano dai cognomi dei nostri protagonisti a svariati titoli di episodi, dando a noi spettatori e cultori del telefilm una fitta enciclopedia da studiare.

Raccolti qui su Lost Indizi per voi, eccovi i riferimenti più succosi.

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e per un approfondimento su Wikipedia:

Austin, John, filosofo
Bakunin, Mikhail, filosofo
Bentham, Jeremy, filosofo
Burke, Edmund, filosofo
Campbell, Joseph, saggista
Carlyle, Thomas, saggista
Cooper, Anthony, politico
Hume, David, filosofo
Faraday, Michael, chimico e fisico
Lewis, Clive Staples, scrittore
Locke, John, filosofo
Rousseau, Jean-Jacques, filosofo
Rutherford, Samuel, teologo

(fonte: Wikipedia)